Da Una stanza tutta per se’ ad un ‘doodle’. Perchè le donne potessero dedicarsi alla riflessione e alla scrittura, agli studi e comunque ad un lavoro non casalingo, Virginia Stephen Woolf, autrice di celebri romanzi (La signora Dalloway del 1925, Gita al faro del 1927) ma anche di trattati sul femminismo, riteneva dovessero avere Una stanza tutta per se’, una camera o uno studio al pari degli uomini per potersi realizzare come persone. Ma col suo IMprinting, nel racconto Phyllis e Rosamund ha lasciato il segno anche nel descrivere la condizione delle figlie di famiglia agli inizi del Novecento: “Il loro errore iniziale è essere femmine”.
Con la penna sferzante, con la mente lucida con cui analizzava il reale è difficile pensare cosa avrebbe scritto oggi del mondo virtuale, delle interazioni attraverso i social e tanto più del ‘doodle’ con cui Google, il piu potente motore di ricerca, ha voluto ricordarla oggi, a 136 anni dalla nascita, avvenuta il 25 gennaio del 1882 (mori poi suicida nel 1941). Woolf è ritratta in età avanzata circondata da quelle foglie secche che vorticavano nel vento nei suoi romanzi, elevandoli a poesia. Un autunno che, visto oggi, prelude alla sua fine precoce.
16 Aprile 2018 alle 18:11
“Una stanza tutta per sé” è un enunciato concreto e simbolico. In quanto simbolico, esso rimanda alle condizioni di esistenza possibili fin dal momento della nascita e forse prima.
Le condizioni di esistenza possibili sono l’insieme della posizione sociale dei genitori, della loro posizione economica, del contesto e dei valori culturali e politici (lato sensu) ai quali si riferiscono e dai quali prendono le distanze o che invece trascurano , dello stile di vita nel quale provvedono all’allevamento dei figli, dal rapporto che padre e madre hanno rispettivamente rispetto al genere sessuale, dal grado di sensibilità, di attenzione e di consapevolezza che essi maturano su tale contesto e sulla sua incidenza nella formazione psicologica del- della nascente. Perché è lì che il/la nato/nata radicheranno il primigenio senso del sé, in relazione ai limiti implicitamente o esplicitamente avanzati dal sistema di vita e dalle sue diverse oscillazioni.
In definitiva, V. Woolf è consapevole che le condizioni di esistenza dell’umano femmina è già posto in crisi dalla logica che il sistema mette in atto al suo primo vagito e perfino prima, storicamente. Le condizioni di relativo privilegio sociale (trovato) possono persino avere un ruolo non lieve in una sorta di inquietudine e disagio ricorrenti, come fu per lei. Di modo che, malgrado il raggiungimento di un ruolo personale, sociale e culturale di alto livello, il soggetto umano femmina si dibatta continuamente col problema della propria autonomia: dal livello più immediato e concreto della propria definizione spazio-temporale quotidiana e relazionale al margine più alto della libertà creativa e intellettuale .
Suggerisco anche la lettura dell’opera ORLANDO del 1928.
Grazie per aver stimolato col suo articolo questa mia riflessione.
16 Aprile 2018 alle 21:20
Il dramma è che da quel ‘primo vagito’ nel 1882 (e come dice lei, storicamente anche prima) a quello di altra donna, oggi, nel 2018, cambia, nella sostanza, davvero poco, quali che siano le condizioni sociali: l’umano femmina è ancora vittima del patriarcato. Oggi non basta neppure avere il corrispettivo economico delle tre ghinee (le useremmo per prevenire la guerra, per fondare un’università femminile o per favorire il lavoro delle donne? Il quesito del 1938 è quanto mai attuale e la risposta non può che essere la stessa): senz’altro oggi non ci sono più solo figlie di uomini colti, il femminismo ha raggiunto degli importanti traguardi, ma per il sistema siamo ancora, solo, il secondo sesso, genere subalterno da sfruttare sul lavoro e nella sfera privata, comunque destinato alla cura altrui. A mutare la condizione femminile non è bastato raggiungere il diritto di voto, non è stato sufficiente l’accesso allo studio e neppure l’indipendenza economica. Potranno, forse, oggi, gli strumenti digitali, aiutarci ad essere estranee in azione verso un obiettivo comune, a far emergere la differenza di genere e di pensiero delle donne rispetto al mondo creato dagli uomini a loro immagine e somiglianza, in cui ci dibattiamo, a disagio? Non ci resta, credo, che confrontarci, diffondere le idee, usare gli strumenti di comunicazione che oggi sono alla nostra portata. Per cui le sono grata per il suo prezioso approfondimento.