Il nuovo cda Rai è stato completato. Su 9 componenti ci sono 2 donne: la presidente Monica Maggioni e la consigliera Rita Borioni. I conti non mi tornavano. Mi sono chiesta cosa ne fosse dell’applicazione della legge 120/2011 promossa da Lella Golfo e Alessia Mosca, perché
ricordavo che, al secondo rinnovo del cda, la quota rosa prevista fosse di un terzo dei consiglieri, ovvero 3 su 9, non certo 2. Allora ho effettuato una verifica. Il precedente cda presieduto da Anna Maria Tarantola (e in cui siedeva un’altra donna, Benedetta Tobagi) era stato nominato il 12 luglio 2012 (governo Monti); la legge è del 12 agosto 2011 ma faceva partire la propria efficacia dal 12 agosto 2012. In pratica il cda Tarantola è stato nominato un mese prima che la norma diventasse obbligatoria. In tal caso, tecnicamente, il rinnovo del cda Rai attuale è il primo, non il secondo, dall’agosto 2012 e dunque è sufficiente garantire un numero di donne pari ad un quinto dei consiglieri, ovvero 2 su 9.
E’ triste notare come ci si sia attenuti al minimo indispensabile, mentre lo spirito della legge era di svolgere solo una funzione di stimolo: proprio per questo la ‘Golfo-Mosca’ è destinata ad esaurire la propria efficacia nel 2022 con l’auspicio che per allora si sia raggiunta una sostanziale parità e non ci sia bisogno di imporre quote. Io però oggi vedo nero, non rosa.
Solo un’altra riflessione, da semplice utente tv. Anna Maria Tarantola, che si era autoridotta lo stipendio, ha dimostrato che la Rai poteva vivere anche senza Miss Italia. E un cambio d’impronta di ‘genere’ l’ho notato anche nelle molte campagne sociali e culturali lanciate da mamma Rai, che, in realtà, è ancora un papà Rai. Ma sul cda uscente c’è silenzio assoluto. Vedremo quale sarà la linea Maggioni, a partire dal firmarsi LA presidente.
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