Tenetevi le donne con la A, ossia le professioni correttamente declinate al femminile, e dateci la parità di retribuzione. Lo ha detto l’attrice Ambra Angiolini dal palco del concerto del Primo Maggio a Roma. Come se i diritti delle donne fossero uno scambio di figurine di valore diverso, come se altri, gli uomini, ce li dovessero concedere. Assurdo.
Vi invito a leggere il comunicato del coordinamento nazionale dei comitati Se non ora, quando?
E ad ascoltare lo splendido podcast della sociolinguista Vera Gheno, che ben coglie tutti i risvolti
- Da attivista per i diritti civili delle donne e da giornalista professionista il tema del linguaggio è per me imprescindibile per contrastare il patriarcato vigente. Con Se non ora, quando? Snoq Lodi ad esempio abbiamo portato nel capoluogo un corso di aggiornamento professionale per l’Ordine dei giornalisti e promosso un corso di scrittura su Wikipedia per sostenere la campagna Women in red, ossia le donne in rosso, quelle per cui non c’è link (blu), non c’è storia.
Come giornalista ho aderito al Manifesto di Venezia
Come scrittrice ho scritto un poliziesco, un’indagine su un femminicidio: Il giusto mondo. Ma ho usato il femminile inclusivo (al posto del maschile previsto dalla lingua italiana) e l’effetto è destabilizzante quanto chiarificatore: gli uomini scompaiono dallo sfondo. Come base per coniugare le professioni al femminile ho usato le ‘mitiche’ Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana che Alma Sabatini scrisse su mandato del Governo Italiano.
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