“Tributo a Rita Levi Montalcini” è il titolo che campeggia nella pubblicità a tutta pagina usata per promuovere l’evento. Ma nelle foto che l’accompagnano ci sono solo miss (ben 5) più o meno ammiccanti
e più o meno svestite. Che cosa c’entrano? Nulla. E’ come pubblicare un “Tributo a Bon Jovi” (la rock band americana autrice, tra le altre, di canzoni come “In and out of love” o “You give a love a bad name”) con delle suore in preghiera.
Mi costringo a leggere per capire se, magari, c’è qualche nesso ma, ovviamente, non è così. Dalla pubblicità (ho lasciato le immagini, ho tolto il lungo elenco degli sponsor sottostanti) si evince che si tratta di una serata enogastronomica in cui si parlerà della più grande scienziata italiana contemporanea, neurologa e senatrice a vita, Premio Nobel per la medicina nel 1986 e che le miss faranno da ‘madrine’. In pratica un cervello, tanti corpi. Cercare riferimenti nel web non migliora le cose: si tratta proprio solo di una degustazione settembrina dedicata alla produzione di vini, accompagnata da cibo dove Montalcini e miss, a cui si aggiunge la devoluzione del ricavato in beneficenza, sono solo degli ingredienti di una ricetta che, così, a prima vista, appare indigesta. Tutto legittimo. Tutto secondo lo stereotipo per cui, per rendere interessante una serata, bisogna mettere in bella vista, come uno specchietto per le allodole, dei corpi femminili.
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